La Tonnara del Secco a San Vito lo Capo, eletta “Luogo del cuore” in Sicilia e tra i più amati in tutta Italia, sta mestamente crollando su se stessa portandosi dietro secoli di storia, cultura, tradizioni. Per cercare di bloccarne il degrado, per restituire alla fruizione questo enorme patrimonio antropologico, architettonico, ambientale, l’Amministrazione comunale sanvitese ha formulato una “manifestazione d’interesse” indirizzandola ai commissari che gestiscono il bene attualmente in amministrazione controllata. Il sindaco Matteo Rizzo spera di riuscire nell’intento: “Abbiamo chiesto ogni informazione utile sia sotto il profilo documentale sia sotto quello economico e procedurale, per potere valutare concretamente ogni possibile iniziativa per salvare la nostra Tonnara”.
Nei giorni scorsi il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano) ha ufficializzato la graduatoria dei “luoghi del cuore” più amati da italiani e stranieri, e la Tonnara del Secco è risultata la prima in Sicilia e settima in Italia: “L’Amministrazione da tempo ha avviato un’opera di valorizzazione dei beni di interesse storico, artistico e archeologico presenti sul territorio – conferma il sindaco Rizzo – e l’amore mostrato da residenti e turisti nei confronti della Tonnara impone di provare con tutte le forze a preservarla dalla distruzione. Non sarà facile dal punto di vista finanziario, ma non possiamo non tentare”.
La Tonnara del Secco fu acquistata nel 1999 dalla Valtur, che però non realizzò nulla dei progetti turistici annunciati, e da allora l’antico fabbricato è stato abbandonato all’incuria, anche a seguito del successivo sequestro dei beni del patron della Valtur, Carmelo Patti. Set d’eccezione per film e fiction di successo (Cefalonia, Viola di Mare, Il Commissario Montalbano e altri) si è imposta per la bellezza architettonica e ambientale, ma fino ad ora nessuno si fatto avanti concretamente per ripristinarne l’antica bellezza.
Questa Tonnara ha operato per quasi quattro secoli, dal 1600 al 1970 (ma il tonno veniva pescato già nel IV secolo a.C. come dimostrano le vasche cetarie qui esistenti): dopo la dismissione dei beni ecclesiastici (era di proprietà del Monastero di Santa Rosalia in Palermo) intorno al 1860 venne acquistata da Vito Foderà, già proprietario delle tonnare di Scopello e Magazzinazzi, e nel 1930 dalla famiglia Plaja che calò le reti fino al 1970, dovendo poi abbandonare l’attività per la scomparsa dei tonni nel grande golfo di Castellammare rovinato dall’inquinamento (nel 1965 furono catturati solo 50 tonni, nessuno negli anni ’69 e ’70 quando si tentò di riprendere la pesca dopo tre stagioni di fermo).
La storia della Tonnara del Secco, finora inedita, rivivrà in un libro oggi in fase di stampa che Ninni Ravazza, già autore di volumi e saggi sulla pesca del tonno, ha tratto dai “Diari” della tonnara messi a disposizione da Ettore Plaja, ultimo testimone della epopea della pesca al Secco.
“Speriamo che assieme al libro giunga anche la bella notizia della possibilità di far rivivere questo monumento, e con esso una parte importante della memoria del paese” confida Matteo Rizzo.
Il 25 e 26 marzo la Tonnara del Secco sarà una dei protagonisti delle Giornate del Fai, con visite guidate e momenti di riflessione sul ruolo che il monumento ha avuto nell’economia e nella vita sociale di San Vito lo Capo.